Sono tornato da poco da Los Angeles e ancora stento a credere che sia successo davvero a me.
Torniamo indietro un secondo.
Seguo da tanto Sue Bryce, è il punto di riferimento di moltissimi fotografi nel mondo per quanto riguarda il Ritratto Contemporaneo.
Ho avuto il piacere di poterla conoscere dal vivo e studiare con lei a Parigi (ne ho parlato in questo articolo) ma mai mi sarei immaginato che a distanza di 6 mesi l’avrei rivista di nuovo! E stavolta a Los Angeles!
Dopo il nostro incontro a Parigi io ho rivoluzionato il mio modo di fotografare, ed ho studiato duramente.
Poi succede che un giorno ti arriva un messaggio su Facebook, è Sue Bryce che ti dice: “Ciao, voglio far vedere a tutti quanto anche i fotografi uomini siano in grado di far sentire a proprio agio una donna ed ho pensato di fare un corso in diretta di 2 giorni con 12 fotografi uomini. Ho scelto te, verresti a Los Angeles?”.
Resisti all’infarto, cerchi di tenere un tono composto invece di metterti ad urlare e rispondi: “Certo, mi farebbe molto piacere!” che sta a significare: “Ma me lo domandi anche???? Arrivo subito!”.
Così ti organizzi, cerchi gli aerei, pensi che non hai mai fatto un volo in aereo di più di 2 ore e ne stai per fare 11 (no no, nessuna paura no….aiuto!), pensi che starai diversi giorni a parlare solo in inglese dalla mattina alla sera (vanno sfruttati sti 9 anni di inglese a scuola no?) e che lo dovrai fare con un microfono ed in diretta web (quindi potenzialmente mondiale ed anche registrata per essere rivista da chiunque nella storia).
Insomma…una passeggiata!
Ho deciso di arrivare la qualche giorno prima della diretta, giusto per riprendermi dalle 9 ore di fuso orario. Tra le prime tappe scopro Santa Monica e Venice Beach. Ecco, potrei vivere la per tutta la vita no? E invece no.
Arriva il giorno della diretta e la tensione è alle stelle (già pensando a qualche figuraccia girando da solo per Los Angeles con i camerieri e i baristi nei giorni precedenti…). Piano piano arrivano tutti gli altri 11 fotografi, ci conosciamo di persona dopo esserci scritti un po’ su Facebook con alcuni e la tensione invece che scendere…aumenta!
Tutti loro vivono negli Stati Uniti o in Inghilterra quindi diciamo che l’inglese lo masticano un attimino meglio di me però piano piano ce la faccio, prendo coraggio e zac…sembro un inglese nato! (come no! credici).
Veniamo divisi in gruppi di 3 fotografi su 4 setup disponibili e iniziamo la diretta mentre fotografiamo e le telecamere ci riprendono.
Siamo al nostro primo setup ed è il mio turno. Scattiamo e le foto vanno direttamente su un iMac per la comodità delle riprese.
Quasi mi dimentico delle telecamere quando sento urlare: “Wow Marco! L’hai scattata tu questa????”. Si era Sue che in diretta aveva visto la foto appena fatta sul monitor e voleva farla vedere a tutti.
Imbarazzo dici? Nooooo…perché….Le telecamere restano a riprendere me mentre scatto e dalla mia bocca non riesce a uscire neanche una parola. Zero totale. Ma poi se ne vanno e torna la normalità.
Se ne va il primo giorno e tra noi 12 fotografi usciamo a cena insieme. C’è un bel clima e ci divertiamo ma io ho ancora l’ansia..c’è ancora il secondo giorno!
E così arriva il secondo giorno, stavolta siamo seduti e Sue tiene una specie di lezione frontale. Come sempre arriva dritta al punto, consigli specifici, mirati che cambiano il modo di pensare e di vedere le cose….tanta stima!
Finito il secondo giorno sono quasi triste, mi ero abituato a questa vita “americana” e so che porterò con me quelle frasi che mi ha detto (e che tengo per me).
So che un giorno la rivedrò ma so che quel giorno io sarò diverso.
Grazie Sue!